
Filippo Barone
Tipografo digitaleLavora con i font da quando i browser non li supportavano neanche. Ha visto nascere le webfont, i sistemi variabili, e tutti gli errori possibili. Oggi insegna come evitarli.
È il modo in cui le parole respirano sullo schermo. Dal 2018 lavoriamo con chi vuole che il testo non sia solo leggibile, ma che comunichi davvero qualcosa.
Alcuni pensano che basti scegliere un font carino. Noi sappiamo che servono ritmo, contrasto, gerarchia. E soprattutto serve capire come le persone leggono quando sono davanti a un monitor o con il telefono in mano.

Non abbiamo iniziato con una grande visione. Solo con la convinzione che il testo meritasse più attenzione di quella che riceveva.
Troppe interfacce che nessuno voleva leggere. Testi stipati, linee troppo lunghe, contrasti insufficienti. Abbiamo cominciato a smontare i pattern esistenti e a ricostruirli da zero, cercando di capire cosa funzionava e perché.
Non più solo esperimenti personali. Abbiamo lavorato con piccole aziende che volevano migliorare la leggibilità dei loro siti. È stato il momento in cui abbiamo capito che serviva un metodo, non solo intuito.
Ci siamo resi conto che molti designer avevano bisogno di strumenti concreti, non di teoria astratta. Abbiamo cominciato a strutturare percorsi formativi basati su casi reali e decisioni pratiche.
Continuiamo a lavorare con team che vogliono capire davvero come si gestisce il testo nel web. Niente formule magiche, solo esperienza accumulata e condivisa in modo diretto.
Non sono slogan da manifesto. Sono le cose che ci guidano quando dobbiamo decidere se una soluzione funziona oppure no.
Il testo deve avere una gerarchia che si capisce a colpo d'occhio. Niente trucchi, solo organizzazione che aiuta chi legge a orientarsi senza sforzo.
Non basta passare i test automatici. Serve pensare a chi legge con screen reader, a chi ha problemi di vista, a chi usa il telefono al sole. Ogni volta.
Font variabili, fallback intelligenti, rendering ottimizzato. La tipografia web ha una parte tecnica che non si può ignorare se si vuole che tutto funzioni su qualsiasi dispositivo.
Non esiste la scelta perfetta in assoluto. Esiste quella che funziona per quel progetto, per quel pubblico, per quel tipo di contenuto. E cambia ogni volta.
Quello che sembra funzionare a prima vista spesso non regge quando lo metti davanti a utenti veri. Per questo testiamo, misuriamo, aggiustiamo. Sempre.
Insegniamo quello che funziona davvero nei progetti reali. Niente teoria astratta, solo decisioni concrete che puoi applicare subito nel tuo lavoro.
Siamo in due, con background diversi ma con lo stesso modo di affrontare i problemi: andando al punto senza perderci in chiacchiere.

Lavora con i font da quando i browser non li supportavano neanche. Ha visto nascere le webfont, i sistemi variabili, e tutti gli errori possibili. Oggi insegna come evitarli.

Viene dal design editoriale classico, quello fatto di carta e inchiostro. Ha portato nel digitale la stessa cura per il ritmo e la leggibilità, adattandola agli schermi.
Non abbiamo un processo standardizzato che applichiamo sempre uguale. Ma ci sono dei principi che rispettiamo in ogni progetto, perché sappiamo che funzionano.
Prima di scegliere un font o impostare una scala tipografica, guardiamo cosa deve essere comunicato. Testi lunghi o brevi? Tecnici o divulgativi? Questo cambia tutto il resto.
Non impostiamo solo quello che serve oggi, ma costruiamo regole che tengono anche quando il progetto cresce, quando arrivano nuovi contenuti, quando qualcun altro deve intervenire.
I simulatori non bastano. Verifichiamo come si comporta il testo su smartphone economici, su tablet vecchi, su monitor ad alta densità. Perché è lì che le persone leggono davvero.
Alla fine di ogni progetto lasciamo guide che spiegano come usare il sistema tipografico che abbiamo creato. Non serve che tu sia un esperto per applicarlo correttamente.



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